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LA GIARA

anno 2019 durata 40'

5° tappa del progetto re-mapping Sicily di Roberto Zappalà

prima assoluta:

prima assoluta 12 giugno 2019 – repliche 13/14/15/16/18/19/21/22 giugno ‘19

Stagione di Opera&Balletto del Teatro Regio di Torino

Creazione in atto unico liberamente ispirata all’omonima novella di Luigi Pirandello

Musica di Alfredo Casella
Regia, coreografia e scene Roberto Zappalà

Drammaturgia Nello Calabrò
Costumi Veronica Cornacchini e Roberto Zappalà

Orchestra e tenore del Teatro Regio Torino
Direttore d’orchestra Andrea Battistoni

Danzatori Compagnia Zappalà Danza:Adriano Coletta, Filippo Domini, Ruben Garcia Arabit, Alberto Gnola, Marco Mantovani, Gaetano Montecasino, David Pallant, Dario Rigaglia, Junghwi Park, Adriano Popolo Rubbio, Erik Zarcone 

Nuovo allestimento Scenario Pubblico CZD – Centro Nazionale di Produzione della Danza
in collaborazione con il Teatro Regio di Torino
con il sostegno di MIBACT e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo

foto Andrea Macchia

 

“La giara è un paradosso: al suo interno siamo tutti imprigionati ma al contempo è il luogo dove ci sentiamo protetti e al riparo; è “luogo” d’osservazione privilegiato. Forse solo dalla giara si può vedere veramente il mondo.”

La Giara è una creazione di Roberto Zappalà, realizzata su commissione del Teatro Regio di Torino. Creazione in atto unico liberamente ispirata all’omonima novella di Luigi Pirandello, lo spettacolo vede protagonisti undici interpreti maschili, su partitura musicale di Alfredo Casella e al debutto al Teatro Regio è stato proposto in una serata condivisa con l’opera Cavalleria Rusticana

La giara é un paradosso, segno di una contraddizione forse insanabile. Dentro la giara siamo tutti imprigionati ma al contempo è il “luogo” d’osservazione privilegiato, dove ci sentiamo protetti e al riparo, dove la visione del mondo è paradossalmente non limitata, ma più corretta e “precisa”, libera dai bruscolini della visione di ogni giorno. Per osservare e vedere il mondo senza impurità, come fosse la prima volta, bisogna osservarlo da un punto di vista nuovo. (Zi’Dima: “…Girate (la giara) fino a quando io non vedo negli occhi la luna…, … Quant’è bella questa luna, mi sembra un secolo che non la vedo…”.)
Solo in determinate condizioni si vede veramente e per farlo è necessario un punto di vista, un’angolazione diversa.
La pancia è quindi una prigione, ma una prigione non solo accettata ma anche dalla quale non si vuole più uscire; come se solo dentro la giara / prigione si potesse raggiungere la felicità. La giara è per Zi’Dima come la Fortezza di Parma per Fabrizio del Dongo.
La pancia è direttamente collegata alla bocca e la giara è la bocca del vulcano.  È l’Etna dispensatore di morte e distruzione e al contempo benefica madre che predispone il suolo alle future coltivazioni.
La giara è in definitiva come il palcoscenico nel monologo di Macbeth, al cui interno tutti viviamo nelle nostre contraddizioni.

 

“Magma magnifico” Stefano Tomassini, Artribune

“Spettacolo coinvolgente che sa attrarre ed emozionare” Renzo Bellardone, Operaworld

“Nel finale una fitta pioggia di olive aggiunge ancora matericità e chiarezza al racconto corporeo del coreografo Zappalà, qui in forma smagliante come i suoi danzatori reclutati in giro per l’Europa.” Chiara Castellazzi, Corriere Torino

“Zappalà rifugge il folklore, la narrazione lineare, il gesto didascalico. Il suo segno contemporaneo c’è tutto nel rendere visibile, nella precisione dei ritmi e degli accenti, la musica di Alfredo Casella” Giuseppe Distefano, Exibart

“La Compagnia Zappalà Danza ne ha dato una realizzazione avvincente, undici danzatori che negli splendidi costumi di Veronica Cornacchini e dello stesso Zappalà esaltano la forza di un movimento inarrestabile e serrato” Giorgio Pestelli, La Stampa