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Spettacolo | mostra fotografica

2×10

PROGRAMMA

Venerdì 24 marzo
h 20.00 | Scenario Pubblico | white box – apertura mostra fotografica ocram (10) curata da Eros Brancaleon | foto di: Andrea Annaloro, Eros Brancaleon, Klaus Wegele
h 20.45 | Scenario Pubblico | black box – performance

Attraverso i duetti più iconici del repertorio, e ad una nuova produzione in prima Nazionale, ocram racconta i primi dieci anni di attività.
L’idea, nata nel 2013, di creare un ensemble di danzatori come strumento di approfondimento e ricerca, si è consolidata negli anni permettendo la realizzazione di 20 produzioni, ospitate in festival di rilievo internazionale e sostenute, fra gli altri, dagli istituti Italiani di Cultura a New York, Stoccarda, Sofia, Atene. Dal 2022 la compagnia è associata al Centro di Rilevante Interesse per la Danza Scenario Pubblico.

Amuninni

(2018)

da un’idea di Marco Laudani | coreografia e regia: Marco Laudani | testo: Umberto Galimberti | musiche: Ada Milea | danzatori: Rachele Pascale, Claudio Scalia | produzione: ocram dance movement in collaborazione con Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro Di Rilevante Interesse Nazionale

Tradire un amore, tradire un amico, tradire un’idea, tradire un partito, tradire persino la patria vuol dire distaccarsi da una parte che ci apparteneva e creare uno spazio nuovo, sconosciuto, incognito.
Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: “Non sono come tu mi vuoi”.

In ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, della terra di nascita c’è una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all’interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c’è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze.

Africa

(2019)

da un’idea di Claudio Scalia | coreografia e regia: Claudio Scalia | musiche: Jaap Blonk, Nikolaj Bjerre | produzione: ocram dance movement in collaborazione con Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro Di Rilevante Interesse Nazionale

“Voi artefici del vostro destino, incuranti del domani. Voi ignari della grandezza della natura.
Voi uomini, già sconfitti,
contro Madre Terra”.

Esistono ancora terre incontaminate, rifugio di anime buone in cui la bellezza si trasforma in un ponte tra cielo e terra, in cui la spiritualità diventa rifugio. Qui arde un fuoco, purificatore e vivificatore, che racchiude in sé il principio dell’esistenza, scorre un fiume nelle viscere della terra, solida e rigogliosa e l’aria che si respira è energia vitale.

Africa rappresenta un ultimo tentativo di rifioritura per il nostro agonizzante pianeta e ci ricorda che la vita dell’universo è un ciclo perpetuo da rispettare.

Artificio

luce, rumore, fumo

(Prima Nazionale)

da un’idea di Marco Laudani | coreografia e regia: Marco Laudani | testo: Noemi Privitera | progetto sonoro: Michele Piccolo, Massimo Lievore | altre musiche: Sergei Prokofiev | danzatori: Ismaele Buonvenga, Paola Tosto | assistente alla coreografia: Rachele Pascale | acting coach: Sergio Campisi | produzione: ocram dance movement in collaborazione con Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro Di Rilevante Interesse Nazionale

Come un gioco pirotecnico che incanta e lascia a bocca aperta, la vita dura il tempo di un’esplosione clamorosa, poi finisce. Ciò che rimane, al termine dello spettacolo esilarante, è la sensazione che sia durato troppo poco, lo stupore e una dolce amara malinconia, la voglia di ricominciare da capo, la paura che sia già troppo tardi.
Attraverso la metafora dei fuochi d’artificio, è possibile vivere le tre fasi più significative dell’esistenza umana e le sensazioni che predominano su ciascuna di esse.
L’infanzia, infatti, è caratterizzata dal sapore dell’attesa che precede l’evento, un piacere che ancora deve esistere, ma che è già più intenso del piacere stesso che verrà. La vita di un bambino segue la logica del noto monito “hic et nunc”, ma in un’ accezione ben più ingenua e, forse, più genuina. I bambini colgono l’attimo nella sua essenza, non si preoccupano delle conseguenze delle proprie azioni, né ragionano a lungo prima di compiere una scelta. Questa loro avventatezza, figlia dell’immaturità, è forse ciò a cui aspira Orazio, provando a vivere nel “qui e ora” nonostante l’età adulta.
Ma l’infanzia non è replicabile nemmeno dal miglior poeta e con essa diviene introvabile anche il piacere godurioso che risiede nella preparazione.
La scintilla che accende il fuoco genera un’esplosione irreversibile e, in un attimo, si è adulti.
Il piacere non risiede più nell’attesa dei fuochi, ma è il fuoco stesso.
Luminoso, assordante e prorompente, è il momento di massima espressione del gioco pirotecnico e della vita umana, il culmine dello spettacolo.
Durante la prima età adulta tutto ruota attorno all’amore – l’amore per se stessi, l’amore per un’altra persona, l’amore per un progetto, l’amore per un animale e così via – e l’amore è il piacere stesso. La ricerca dell’amore è eccitante, la sua perdita è estenuante, ma è nell’amore vissuto e consumato che dimora il godimento umano, il resto è un contorno che arricchisce o depaupera.
Tuttavia, l’amore moderato è una prerogativa delle persone sagge e la saggezza è un traguardo che interessa un’altra fase della vita, la terza.
Un giovane adulto ama molto, e molte volte, e il sentimento genera luce e rumore, ma “gioie violente hanno fini violente. Muoiono nel loro trionfo, come la polvere da sparo e il fuoco che si consumano al primo bacio”. Se Romeo e Giulietta avessero avuto sessantacinque anni o poco più, forse avrebbero amato in silenzio e con moderazione, ma sarebbero rimasti vivi almeno fino alla fine dei fuochi.
Si consuma lenta la vita durante la vecchiaia, anche il corpo rallenta la sua marcia verso un traguardo che, alla fine dei conti, spetta a tutti e che tutti vorrebbero evitare, tranne gli stoici.
L’ultimo sparo nel cielo segna la fine dei giochi e l’inizio di un buio nebuloso che vive di luce riflessa di una vita già vissuta.