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PERFORMANCE

Forbidden destination

Direzione artistica: Giovanni Scarcella
Creazione e interpretazione:Valeria Zampardi, Stellario di Blasi
Creato e interpretato anche da: Raffaella Pollastrini
Musiche: Lilith/Godspeed you! black emperor
Luci e scenografia: Yoris Van den Houte
Co-produzione: Théâtre Marni, les Brigittines, Studio Garcia Lorca, Danscentrum Jette, Centre chorégraphique de Roberto Zappla (I), Centre culturel O_Barco, Sao Paolo (Br), Festival Anima Furci, Furci Siculo (I), Itinerario Festival, Cesena (I). Con il sostegno della “ Fédération Wallonie-Bruxelles, Service de la Danse” e con il sostegno di Grand Studio Bruxelles".
 
Giovanni Scarcella è Artista Associato a Scenario Pubblico CZD/ Centro di Produzione della Danza per il triennio 2015-2017
 
“Sono venuta da te per essere guarita. Tu sei il mio dottore, il mio salvatore, il mio giudice onnipotente, il mio prete, il mio Dio, il chirurgo della mia anima” (Sarah Kane)
 
Per questo nuovo progetto prendiamo il registro stilistico del FUMETTO come risorsa di inspirazione.
Vogliamo dare corpo ad un fumetto immaginario dal titolo “Forbidden Destination” utilizzando la danza, una forte teatralità, l’uso di oggetti e le composizioni musicali del gruppo canadese : Gogspeed you! Black Emperor. Il progetto Forbidden Destination vuole indagare il rapporto dell’uomo con il suo ambiente esterno. L’uomo per natura si adatta; ma come si adatta a tutti i cambiamenti che avvengono di continuo intorno a lui e che condizionano il suo modo di vivere? il suo modo di percepire il tempo e lo spazio? Oggi continui cambi di percezione della relazione con l’altro e con l’ambiente, avvengono e sono causati soprattutto attraverso l’utilzzo di internet e di apparecchi di nuova tecnologia.
Come l’uomo integra l’evoluzione tecnologica nel suo rapporto al mondo? Quando questa relazione diventa il risultato di una violenza sull’essere stesso e di una forma di controllo sul piano sociale?
Forbidden Destination indaga il corpo che si confronta con questi cambiamenti e con i fantasmi che questo confronto produce: paure e illusioni, immagini stereotipate, vecchi e nuovi modelli che non riescono o non possono trasformarsi allo stesso ritmo.
Il progetto indaga le reazioni del corpo alla frontiera tra realtá e dimensione immaginaria; il corpo nell’incontro, nella trasformazione e integrazione di nuovi miti o nell’assenza di miti…
Il sociologo Zygmunt Bauman parla di un mondo “non piú solido ma liquido”, dove ogni tipo di riferimento che l’uomo conosce, dove ogni tipo di relazione o esperienza che mette in atto ha come caratteristica principale di essere di breve durata e quindi provvisoria. Questa condizione ha assunto toni esasperati ed é fonte di un malessere diffuso. Un mal di vivere, che é paranoia, che ha invaso e mina di continuo i fondamenti del vivere moderno.
 
In "forbidden destination" un uomo e una donna sono in scena, e in una continua metamorfosi, cercano di perdersi e ritrovarsi, di riconoscersi e dileguarsi, di assentarsi e riapparire… Presi dalla frenesia di aggrapparsi a ció che resta dei vecchi riferimenti, delle convinzioni che non hanno piú né la stabilitá né la loro forza rassicurante, rimangono come avvinghiati a boe galleggianti, a contemplare sbiaditi miraggi in una ripetizione senza fine… nella sensazione di non piú percepire ne comprendere i segni di quel paesaggio, di non comprenderne piú minimamente il suo senso generale. Il sentimento nostalgico per una promessa di salvezza o di una illusione consolatoria, pesa costantemente sui
due personaggi. Questo registro melanconico é anche sottolineato dal timbro delle musiche dei God speed you! Black Emperor. In scena i due protagonisti sembrano non avere altra via d’uscita:
rimanere in questa dimensione fortemente nostalgica, come fosse un rifugio? o accettare la perdita, elaborare il lutto, e tendere verso un futuro riposizionandosi su nuove coordinate?
Una fisicitá, una danza piena, forte, costruita, motivata e a volte teatralizata. Un corpo che si dimena costruendo una partitura a tratti violenta e fortemente ritmata. Un corpo che batte, batte il suolo con i propri piedi, batte sul corpo dell’altro.
Una drammaturgia ricca di segni e immagini che offre al pubblico l’appiglio per perdersi e navigare nel proprio immaginario piú profondo… Un puzzle sul genere umano senza troppo ordine, senza un vero inizio ne una fine.
Il corpo reagisce in maniere diverse fino a costituirsi come “oggetto sacrificale”: “spremere frustare ondeggiare tremare lanciare tremare bruciare frustare spremere premere sfiorare sfiorare frustare lanciare tremare sfiorare tremare colpire tremare spremere bruciare tremare sfiorare lanciare sfiorare ondeggiare bruciare premere bruciare lanciare tremare frustare” (Sarah Kane).
 
Quando parla della condizione esistenziale del cittadino moderno Z. Bauman spesso lo definisce come “turista” o “vagabondo” in un Mondo Globale. Come i nostri due personaggi, nel loro continuo pellegrinare, essi inseguono la promessa di liberazione fatta di volta in volta da diverse strutture di pensiero (politiche, religiose, filosofiche). ma che verrá regolarmente delusa. E’ il confronto continuo con un fallimento potenziale.