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Liederduett

(due episodi su Caino e Abele)

PRIMA SICILIANA

da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà | coreografia e regia Roberto Zappalà| musiche Franz Schubert | musica elettronica (originale) Pierpaolo Cimino | interpreti Adriano Coletta, Filippo Domini, Gaetano Montecasino, Fernando Roldan Ferreral pianoforte Luca Ballerini | soprano Marianna Cappellani | live electronics Pierpaolo Cimino | con la partecipazione di Giuseppe Recupero e Sebastiano Russouna co-produzione Scenario Pubblico/CZD – Centro di Produzione della Danza e Bolzano Danza/Tanz Bozen | in collaborazione con KORZO (Den Haag, NL) MilanOltre Festival | con il patrocinio di Federazione Pugilistica Italiana | con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo

si ringrazia Fitbull Palestre

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Un pianoforte e la musica elettronica, una voce e quattro corpi. Questi i protagonisti in scena da LIEDERDUETT (diviso in due parti al contempo autonome e complementari; Corpo a corpo e Come le ali) ultima creazione di Roberto Zappalà. Il lied della tradizione romantica nel suo delicato equilibrio tra poesia ed invenzione vocale, fra voce e strumento, e i corpi dei danzatori, un rapporto di simbiosi e anche un corpo a corpo nel senso letterale e figurato tra diverse espressioni artistiche. L’Apollineo dei lieder si mischia e fonde col dionisiaco della danza di Zappalà cercando una sintonia tra canto, pianoforte e corpi danzanti. Il baricentro della creazione con fluidità si sposta dalla musica alla danza senza soluzione di continuità. Così come nel lied dove il pianoforte non si limita ad un sostegno armonico ed espressivo, ma si erge talora a protagonista predominante del discorso musicale, cosi la danza non è mera visualizzazione di un discorso melodico preesistente ma testo autonomo che trasfigura in senso contemporaneo il messaggio artistico. Come sempre in tutte le creazioni per il progetto di “Transiti Humanitatis”, i corpi sono il “segno” iniziale e finale sotto il quale si dipana la creazione. Corpi che percorrono senza risparmiarsi tutte le tappe che il coreografo con i suoi danzatori (pre)dispone per loro.
In Corpo a corpo che trasfigura il “primo lutto” dell’umanità (vedi l’omonimo quadro di William-Adolphe Bouguereau), i corpi di Zappalà “vivono” le tragedie dell’oggi nella contrapposizione tra Caino e Abele, tra stanzialità e nomadismo, che porta al fratricidio e che nella contemporaneità diventa fratricidio di popoli con le loro guerre civili e conseguenti esodi di massa e morte; come in uno dei lieder del Winterreise schubertiano: “… il corpo inerte ed esausto / trascino al bordone che porto, / finché porrò il mio capo stanco / lontano, in un freddo sepolcro”.
Come le ali “indaga” una possibilità utopica legata all’aspetto forse più appariscente della danza, la simbiosi di due corpi che danzano, simbiosi che diventa utopia possibile. “E se Hitler avesse vinto la Guerra?” insieme a: “e se Napoleone non fosse stato sconfitto a Waterloo?” sono le più usate e classiche ipotesi ucroniche. “E se Caino non avesse ucciso Abele?” è, invece, l’ucronia positiva, non storico/sociologica ma biblico/religiosa che la nuova creazione di Roberto Zappalà affronta con il movimento di due corpi danzanti; quasi un nuovo organismo biologico. Simbiosi come simbolo di legame e di fusione, non più attriti e violenze fratricide, ma parità e condivisione; e cosa c’è di più forte e più immediato per evidenziare queste prospettive se non la metafora dell’unisono, del simultaneo, del sincronico che si crea nella danza?
L’albero/progetto di Transiti Humanitatis si arricchisce di una nuova ramificazione, una “fronda” che richiama e rafforza, per affinità di riferimenti, una nuova possibile genesi già esplorata in “Oratorio per Eva”. L’intenzione è quella di meditare sul tema della violenza, sul bene e il male, sulle lotte dell’umanità.
In LIEDERDUETT, Zappalà continua a lavorare come nei suoi più recenti spettacoli, attraverso la danza “pura”, per raggiungere emozioni e suggestioni e arrivare direttamente al sistema nervoso dello spettatore bypassando cuore e attività cerebrali; così come sosteneva John Berger a proposito dell’opera pittorica di Francis Bacon.
I due episodi della creazione, spettacoli autonomi a loro volta, confluiscono in un nuovo allestimento con nuove musiche e un nuovo set scenico; Liederduett non è la somma di due parti ma il loro contrapporsi e il loro contraddirsi, gli echi di un episodio si riverberano sull’altro. Alla rottura così tragica e definitiva del patto con Dio della prima parte segue un ritorno indietro, quasi come un flashback dell’immaginazione poetica, dove l’assenza del primo delitto potrebbe ricondurre a ristabilire questo patto.
Uno spettacolo che vuole essere un atto di speranza, di un’ucronia che diventa utopia possibile, per gettare nuovi semi che, per citare un grande visionario “esperto” di ucronie, “…rinascono dall’abisso. Questa è la Via. Quando il seme cade, cade nel terreno, nel suolo. E al di sotto, fuori dalla vista, sboccia alla vita.”
Philip K. Dick “La svastica sul sole”.