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Panorama | C’è vita su Venere

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PANORAMA

Regia e performance: Raquel Gualtero Soriano | composizione musicale: Aurora Bauzà e Rodrigo Rammsy | disegno luci: Arnau Sala | assistenza regia: Lipi Hernàndez | collaborazione al movimento: Salva Sanchis | collaborazione alla drammaturgia: Albert Perez | collaborazione allo spazio scenico: Raquel Klein | fotografia e video: Marga Parés e Alice Brazzit | management: Tina Agency | amministrazione: El Climamola | una coproduzione Mercat de les Flors, Festival Sismògraf, Antic Teatre | con il sostegno di La Caldera Les Corts, El Graner, Convent de les Arts (Alcover), Danza en Breve (La Laguna, Tenerife), Teatre Auditori de LLinars, L’animal a l’Esquena | Ringraziamenti Oscar Dasi, Pere Faura, La Caldera, Semolina Tomic, Javier Cuevas, Aleix Vallverdù, Miquel Fiol, Amaranta Velarde.

 

Quale futuro attende il corpo umano?

Panorama è un assolo di danza che porta questa domanda al limite con un misto di fantasia, senso dell’umorismo e un pizzico di speranza.

Raquel Gualtero ci invita a uno stato di contemplazione in cui il suo corpo ci guida attraverso diversi immaginari che potremmo trovare stranamente familiari. Il corpo della danzatrice è il centro del paesaggio: rivestito di una seconda pelle che evoca un futuro post-umano, ti invita ad entrare in trance come unico mezzo per raggiungere un intimo, unico e non-cedibile luogo che non sia una semplice fotocopia di niente e nessuno. Un luogo attraversato da una voce che ci appartiene e trasforma i calchi che avevamo predisposto per noi stessi. Quella stessa parte del paesaggio che potrebbe essere strana, inospitale e inaspettata per noi, ma che è sicuramente un luogo desiderato.


C’È VITA SU VENERE

Di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni | con Antonella Bertoni | disegno luci: Andrea Gentili | elaborazioni sonore: Orlando Cainelli | tecnica: Claudio Modugno | maschera e oggetti di scena: Nadezhda Simenova | abito: Chiara Defant | organizzazione, strategia e sviluppo: Dalia Macii | amministrazione e coordinamento: Francesca Leonelli | ufficio stampa: Susanna Caldonazzi | comunicazione: Francesca Venezia | foto: Tobia Abbondanza.

 

In prossimità della propria morte la Fenice costruisce il nido: lì essa brucia completamente e dalle sue ceneri genera l’uovo nuovo.

Il cigno di Saint-Saëns (anche Zeus dovette trasformarsi in cigno per arrivare a fecondare l’uovo di Leda) genera qui un amato uovo di gallina. 

Il conseguente festoso entusiasmo si declina in una consumistica esplosione rosa, che confluisce in un esaurimento e svuotamento del personaggio, esausto e circondato dai resti del suo agire.

Rimane solamente l’interprete abbandonato sotto il costume: è il tempo dello svelamento, di rivelare la possibile fragilità di chi si nasconde dietro a una maschera, dietro a un velo ed anche dietro al suo stesso viso. Per vedere chi la sta guardando e giudicare chi la sta giudicando.