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Performace

Serata Centri di Produzione della Danza

ATERBALLETTO | CZD2 | DANCEHAUSpiù

Una serata che riunisce tre Centri di Produzione della Danza italiani: Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto di Reggio Emilia, DanceHaus Company / DanceHauspiù di Milano e Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza di Catania.
Un’occasione per conoscere i linguaggi di tre affermate realtà del panorama nazionale.

Coreografia: Diego Tortelli
Danzatori: Cristian Cucco, Annemieke Mooji
Musica: AAVV
Luci: Carlo Cerri
Video graphic design: Michele Innocente

Produzione: Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto
Coproduzione: Festival Oriente Occidente All’interno di EBA Europe Beyond Access, cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea

Feeling Good è il duetto di Diego Tortelli per un danzatore abile e un danzatore disabile. Un cerchio, un quadrato e, al centro, la figura emblematica di un uomo. I riferimenti all’Uomo Vitruviano sono evidenti, e questo può portare a critiche e polemiche, ma se semplicemente non ci soffermiamo sull’immagine in sé e su ciò che l’occhio vede ma ci concentriamo sulla sua poetica e sul suo significato troviamo il desiderio di un corpo che sperimenta la connessione con se stesso e con ciò che lo circonda, sia a livello razionale che emotivo. Questo è il punto di partenza di Feeling Good, un duetto sulla capacità di “essere” e “sentire”, sull’accettazione di se stessi, della propria forza e fragilità. Feeling Good guarda alla diversità degli esseri umani in modo asimmetrico, opponendosi all’idea di bellezza ‘canonica’ e ai modelli universali di ‘bellezza’.

Direzione e coreografia: Erika Silgoner
Musica originale Samuel Puggioni Danza Gloria Ferrari, Giovanni Leone

Coproduzione DANCEHAUSpiùFestival tanzOFFensive EISFABRIK

“Gōlem, dall’ebraico embrione, massa grezza.
Materia a cui ancora non è stata infusa un’anima.”

La parola “Gōlem” appare all’interno delle Sacre Scritture e significa “forma leggera”, materiale “crudo”. È l’essere umano non finito di fronte agli occhi di Dio, è Adamo. Nell’ebraico moderno prende invece il significato di “muto” o “indifeso”.

La coreografa Erika Silgoner affascinata da questa figura antropomorfa, rivisita il mito del “Gōlem” per indagare i limiti esistenziali dell’uomo contemporaneo e le complesse leggi che regolano la vita e l’amore.

 “Gōlem – Amore Sintetico“ racconta la poetica di una relazione, se tale si può definire, tra un uomo e la sua frustrazione antropomorfa, la distanza tra l’amore sognato e l’incapacità di concretizzarlo.

Il racconto vuole essere un paradosso: l’amore tra un uomo ed un essere irreale. In una solitudine claustrofobica rimane comunque il desiderio di possesso, il desiderio di bellezza ed il suo immaginario, il desiderio di amore, non più autentico, non più possibile, ma sintetico.

Un amore che violentemente vuole rappresentare la distanza che l’uomo stesso vuole prendere dalle emozioni reali, come a volersi preservare dal dolore e da un nuovo, inevitabile, fallimento.

Coreografia: Alessio Distefano

Danzatori: Corinne Cilia, Anna Forzutti, Gaia Occhipinti, Silvia Rossi, Joel Walsham, Aya Degani. Luci e costumi: Alessio Di Stefano

Produzione: Scenario Pubblico – Centro Nazionale di Produzione della Danza Progetto realizzato con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”

“FORTE” è un racconto di mirroring in cui si rispecchia una società impegnata in un cammino che impone un percorso da seguire e che non lascia spazio all’individualità.

“FORTE”, è un viaggio che indaga la Forza interiore dentro ognuno di noi, quell’energia necessaria che ci permette di reagire e di superare le avversità della vita.

I danzatori sono imprigionati da un vortice sistematico, costretti a percorrere sempre lo stesso cammino, privandosi di gioire e di amare in un loop apparentemente infinito.

Questa catena fredda ed inespressiva è destinata a spezzarsi, frantumando un’abitudine, cosi come i loro corpi, grazie alle note del concerto per pianoforte di Beethoven , N°5 In E FlatMajor, Op.73 Adagio un poco mosso – la loro direzione sarà deviata verso un nuovo risveglio, spingendoli alla scoperta della propria individualità.