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Versus

Balletto Civile / Michela Lucenti

Nel nome del padre, del figlio e della libertà
Michela Lucenti / Balletto Civile

Ideazione: Michela Lucenti | Creato e interpretato da: Attilio Caffarena, Michele Calcari, Maurizio Camilli, Loris De Luna, Abdelaziz El Youssoufi , Maurizio Lucenti, Michela Lucenti, Alessandro Pallecchi Arena, Matteo Principi, Emanuela Serra, Giulia Spattini

Disegno sonoro: Tiziano Scali | Loop violoncello: Stefano CabreraRealizzazione installazione luci: Giovanni CoppolaAssistenza alla regia:Eleonora PapapietroConsulenza costumi: Daniela De Blasio

Una produzione Balletto Civile /  Resistere e Creare 19  Materiale Umano / Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse | Con il sostegno di MIC Ministero della Cultura


Il cielo è sparito
Tutto delira.
Tutto eccede.
Tutto è velocità e precipizio.
Tutto è precipitante
Tutto è furioso.
La Furia da Drago di Re Lear

Un viaggio nella tragedia familiare raccontata dal gran Bardo ma anche un’analisi tra amore e potere, tra il desiderio di restare e la legge della vita che porta sempre una notte all’uomo.
Al suo centro è la crisi irreversibile dei rapporti tra padri e figli e figlie, segnato dalla fine dell’idea tradizionale di sovranità. Il sovrano abdica; il re non sa più reggere, è diventato cieco. e quelli che vorrebbero prendere il suo posto non sono che parricidi e fratricidi.” (M. Cacciari)

 

VERSUS  primo studio

appunti per un lavoro in divenire

In Versus parliamo del padre, dell’eredità paterna e ne parliamo a partire dal libro di Massimo Cacciari “Re Lear padri, figli, eredi” 

La cosa più forte che mi ha colpito leggendolo è che noi capiamo la nostra eredità, cioè capiamo da dove veniamo, nel momento in cui ci sentiamo abbandonati, completamente perduti.

Ho iniziato a ragionare su questo vuoto/solitudine che contempla anche un grande concetto di libertà, che nasce proprio dall’arrivare a comprendere la propria natura, la radice portante della nostra esistenza. “Nel nome del padre, del figlio e della libertà” 

L’ambiente fisico in cui stiamo lavorando è una scena vuota, bianca, sul fondo una parete di luce molte forte che rimanda ad una enorme radiografia. Una radiografia dell’esistenza, della propria biografia, reinventata, nel tentativo di fare della tua vita qualcosa di universale perché gli altri possano capire, cercando un’idea magica di sé stessi per tentare di esorcizzare le proprie paure.

Lo spettacolo parla di questo: di qualcosa che va dal piccolo al grande cioè dal personale all’universale. 

Un’istanza che appartiene anche al concetto stesso di Teatro che va dal piccolo dell’interprete per arrivare alla comunità, al pubblico.

Versus, questa V, rappresentata anche fisicamente in una grande prospettiva in cui il fondo del palcoscenico è un punto luminoso,  si apre come una pista di atterraggio rivolta verso il pubblico, per cercare di essere il più possibile comunicativi,  senza perdere l’atto verticale, l’atto poetico.

Poi c’è il Lear shakespeariano. In questo primo studio, compare in maniera abbastanza nascosta ma credo che andando avanti potrebbe essere più scoperto. Quello che mi interessa di più di questa tragedia del Bardo, è proprio la distruzione del potere e la possibilità di ricominciare rinnegando il potere dei padri e l’eredità che resta.

 Noi pensiamo a eredità come a qualcosa di materiale ma l’etimologia della parola erede che deriva dal latino HERES, ha la stessa radice del greco CHEROS che significa deserto, spoglio, mancante. Potrà ereditare, dunque, solo chi si scopre ORPHANOS, occorre saper attraversare tutto il lutto per la propria radicale mancanza che alla fine è quella di non essere il padre. 

In questa fase di lavoro, lo spettacolo si sviluppa ancora per capitoli, per grandi visioni ed è diviso in due parti; una prima parte più lunga e molto desertica e quella finale scoppiettante. Il passaggio che abbiamo costruito tra le due parti è una barzelletta, molto trash, che spinge verso l’idea di accettare la propria condizione ma non in modo avvilente, fare pace con la propria storia, affrontando il proprio destino con leggerezza.

Versus è anche un lavoro sul linguaggio. Demolire l’idea di un classico che ci sovrasta, (le leggi dei Padri) trovare un nuovo dialogo in maniera anche un po’ spudorata e veramente definitiva, lasciare che il presente diventi un nuovo classico. Da sempre Balletto Civile fa una ricerca di drammaturgia fisica tentando di raccontare una storia per vasi comunicanti tra parola e azione danzata. 

Michela Lucenti