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DNA Elisa Pagani

L’indizio, il punto di partenza del processo creativo si manifesta nella volontà di dare un ordine ai laceranti conflitti esistenziali causati dalle discrepanze delle relazioni umane, dalle dicotomie irrisolte tra desideri e reazioni.

L’elaborazione creativa mira ad attraversare i meandri del dubbio, della messa in discussione e dell’abbandono all’altro per giungere infine ad una verità. Una verità non fine a sé stessa ed assolutoria, ma una verità del Gesto. Un gesto fatto di ossa e di carne, che esprime il peso e la consistenza del corpo in uno spazio percepito, inesplorato, a tratti, inviolato in quanto in costante interazione con l’anima che nello spazio si distribuisce in maniera convulsa e impercettibile.

La poetica tenta di plasmare un tessuto dinamico e impalpabile evidenziando l’aspetto più rude e leale della complicata rete di relazioni umane attraverso stratificazioni e destrutturazioni dei gesti. I continui sbalzi ritmici e improvvisi del movimento coreografico, un insieme di vibrazioni allevianti e convulse, avvolgenti e rarefatte mirano ad accompagnare lo spettatore in un mondo di avvenimenti e interazioni, un pullulare continuo e irrequieto di scavi nelle pieghe dell’anima per restituirne visibilità.

Ed è proprio in quell’urgenza di restituire visibilità alle realtà che già esistono dentro ognuno di noi ma che non hanno ancora trovato un loro linguaggio, che si definisce la chiave di lettura delle creazioni coreografiche di DNA.