Tony Cragg, Connoisseur, 1999. Fibra di carbonio e kevlar; 115 x 290 x 120 cm.
Lo scultore britannico ha esplorato la capacità della scultura di estendersi nello spazio reale e interferire con esso. L’opera in mostra appartiene al decennio in cui l’attenzione dell’artista si sposta verso la relazione tra forma, materia e movimento; ad assumere importanza non è solo lo spazio che circonda l’uomo e la scultura, ma le dinamiche interne alla scultura stessa.
Esther Kläs, Ferma (2+1), 2015. Pietra lavica, pietra con buco 112 x 104 x 17 cm, pietra senza buco 116 x 108 x 12 cm, 300 kg cd.
Esther Kläs manifesta con il suo lavoro l’interesse ad una visione della realtà aperta e mai costretta da convenzioni e stereotipi. Se la contemporaneità tende a rendere tutto convenzionale e sistemico, assopendo l’intelletto e quindi la libera interpretazione del mondo, per Esther Kläs la definizione di un principio e di una fine è improbabile, se non impossibile..
Richard Long, Porfido del Trentino Circle, 1991. Porfido; diametro 680 cm.
Il lavoro di Long si costruisce attraverso gesti elementari: camminare, accumulare frammenti, collocare pietre. L’opera in mostra è una grande scultura di forma circolare dai profili irregolari e frastagliati, eppure perfettamente equilibrati. In essa si compie quella “fusione fra la natura allo stato “primo” e le rappresentazioni geometriche astratte primordiali dell’uomo”. La natura e la cultura si incontrano nella loro forma più assoluta, universale, schematica e sintetica.