Skip to main content

Estetica e coreografia dark di Marco Goecke

Quando mio padre diceva ai suoi colleghi di lavoro che suo figlio stava studiando per diventare coreografo, loro dicevano: “Ah, come Pina!”.

Marco Goecke è nato a Wuppertal (la città di Pina Bausch) nel 1972. Dopo aver completato la sua formazione in danza classica a Monaco si è diplomato nel 1995 al Conservatorio Reale dell’Aia. Da subito poi, ha iniziato a lavorare come danzatore all’Opera di Stato di Berlino e al Theater Hagen dove, nel 2000, ha creato la sua prima coreografia intitolata Loch.

A partire da quel momento Goecke ha creato diversi lavori per la Noverre-Society con ballerini del Balletto di Stoccarda e per il New York Choreographic Institute che lo ha invitato. La sua cifra stilistica è stata apprezzata da subito, infatti, ha ricevuto sin dagli esordi diverse commissioni che lo hanno portato a lavorare con numerose compagnie come Les Ballets de Monte Carlo, il Norwegian National Ballet, il Pacific Northwest Ballet di Seattle e il Berlin State Ballet. Nella stagione 2005/2006 Marco Goecke è stato nominato coreografo in residenza presso il Balletto di Stoccarda e la stagione successiva presso lo Scapino Ballet di Rotterdam. Dall’anno 2013/2014 è coreografo associato presso il rinomato Nederlands Dans Theater e dal 2019 al 2023 è stato Direttore dello Staatsballett Hannover dove oggi è coreografo associato oltre all’essere Artist in Residence della Gauthier Dance.

Nel 2015 è stato nominato coreografo dell’anno dalla rivista TANZ ed è dell’anno successivo lo spettacolo che lo ha reso conosciutissimo in Italia: Nijinski (ricevendo, peraltro, sempre nel 2016 il premio Danza&Danza come miglior coreografo).
Creato per la Gauthier Dance il suo Nijinski, dopo essere stato portato in scena, nel 2021 entra nel repertorio del Balletto del Teatro Massimo di Palermo.

Sempre nel 2016, esce per la Königshausen & Neumann di Würzburg, la monografia di Nadja Kadel, Dark Matter. Achtzehn ausgewählte Choreographien von Marco Goecke 2003-2015.

A Spoleto 66 lo scorso luglio, Goecke ha partecipato con l’omonimo trittico di coreografie particolarmente rappresentative della sua estetica.

«Il motore del mio lavoro è l’angoscia, può diventare una fonte di speranza. Quello che cerco di fare con i movimenti veloci del mio vocabolario è rendere visibile e palpabile l’ansia per trasformarla in bellezza.
Fuggire dal corpo, scappare dai propri limiti».

Più volte la sua danza è stata definita dark, cupa. Proprio per l’urgenza di Goecke di attingere al sentire interiore e profondo le sue coreografie sono poesie visive mai didascaliche ma fortemente legate ad una precisa estetica. Esito sono coreografie forti come radici e – allo stesso tempo – delicate come petali. Il suo lavoro è, anche per questo, sempre basato sulla relazione con i danzatori e le danzatrici, con cui si approccia in modo non gerarchico. Insieme all’ensemble viene a crearsi, prova dopo prova, un forte legame scaturito dalla condivisione della ricerca. Quest’ultima, come già accennato, è sempre affacciata sul vissuto emotivo che viene poi tradotto nel linguaggio di Goecke.
Il meccanismo che si instaura è, come ha affermato in un’intervista curata da Maggie Foyer per Danza&Danza (1) – «come un segreto».

«Non c’è bisogno di comprendere la danza da cima a fondo, non si può capire tutto, sarebbe noioso. Meglio lasciare scivolare ciò che si vede a un livello più profondo».

Il repertorio di Marco Goecke approderà a Scenario Pubblico con il danzatore dello Staatsballett Hannover Rosario Guerra, dall’8 al 12 maggio 2024 nell’ambito del Catania Contemporanea/Fic Fest.

(1) Maggie Foyer, Marco Goecke, in «Danza & Danza» magazine bimestrale n.303 marzo-aprile 2022 anno XXXVII prima pubblicazione 25 febbraio 2022.

a cura di: Sofia Bordieri

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.