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In un mondo atrofizzato emotivamente…
lo “SPORT” può risvegliarci!

Sabato 4 novembre è stata messa in scena la performance SPORT di Salvo Lombardo | CHIASMA, proposta all’interno della stagione Sp*rt! di Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza.

Un lavoro che prende le mosse dalla lotta greco-romana e da quella freestyle, pretesto per aprire le frontiere delle peculiarità motorie delle due discipline e nello specifico della caduta.
Qual è stato l’obiettivo della performance?

Ciò che ci sentiamo di dire dopo la visione è: non cercate di confrontarvi con i vostri amici per trovare un senso unico…poiché l’obiettivo era quello che ognuno uscisse dal teatro con le emozioni che si era già portato dentro.

Cosa vuol dire questo?

Per comprenderlo basti pensare all’effetto PRIMINGche si verifica quando la nostra esposizione a dei contesti o stimoli di qualsiasi genere, va a influenzare in maniera inconscia le nostre risposte a situazioni o stimoli successivi.

Ognuno di noi porta con sé un bagaglio di esperienze o stimoli con cui siamo a contatto e, arrivati al momento dello spettacolo, reagiamo a quello che vediamo in base ai precedenti già vissuti.

Questo è il PRIMING applicato alla nostra vita ed è il motivo per il quale ognuno di noi avrà percepito un’emozione diversa guardando la performance…rabbia, tristezza, amore o gioia…

NESSUNA ERRATA!!!!!

Se il vecchio Freud avesse assistito allo spettacolo, si sarebbe sicuramente chiesto: «chissà, cosa penserebbe un mio paziente riguardo la caduta?»; ponendogli la domanda con il metodo delle associazioni libere, la risposta spontanea sarebbe certamente stata: crisi.

La caduta messa in scena da Salvo Lombardo in SPORT somiglia più ad un «inciampo» recalcatiano, in cui a contare non è il modo in cui si cade, ma il modo in cui si reagisce. L’inciampo può essere osservato in ottica esistenziale, in una condizione di verità assoluta, visto che si è incerti su cosa possa succedere. Solo nell’errore risiede la verità, solo fallendo ci si accorge che è possibile rialzarsi.

Peggio del dolore c’è solo la paura del dolore, proprio quella che fa provare angoscia, rabbia, incertezza, tutte emozioni che l’inciampo potrebbe fare scaturire in ognuno di noi, se solo lo permettessimo.

Ogni tanto dovremmo accettare infatti che, in quanto esseri labili, in questo mondo possiamo cadere, anzi dobbiamo cadere. Di certo poi non manca nella performance l’idea di fiducia che si racconta «nell’ascolto dei corpi e degli sguardi».

Lo sguardo è punto focale della performance, dagli occhi trapela una fortissima connessione che orienta i comportamenti verso l’altro con rispetto e cura.

Dietro gli sguardi si celano emozioni pure e complesse quali la tristezza, il senso di colpa, la gioia, la rabbia

Nella performance si avverte la tristezza negli occhi di chi subisce la caduta e di chi l’ha causata. Quest’ultimo vive un vero e proprio senso di colpa per aver ferito, senza in realtà volerlo: è proprio qui che si intravede quella cura e quella delicatezza verso l’altro, magari perché «nell’altro ci si rivede».

La gioia la si osserva durante la lotta, vissuta a volte come momento di gioco, divertimento, incontro, in cui i due avversari interagiscono attraverso un sorriso.

In altri momenti, invece, prevale la rabbia, sintomo di frustrazione del fare un’azione vissuta come un obbligo, segno di sofferenza, inquietudine

Ciò che ingloba tutte queste emozioni è l’amore: le nostre azioni sono spinte da questo sentimento, e qui, lo si scorge negli sguardi, nella «connessione dei corpi», negli occhi colmi di sofferenza e dolore, e nei più piccoli gesti.

Di:
Donato Gabriele Cassone,
Giulia Concetta Celeste,
Laura Raneri.

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