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Ormai profondamente radicati tra gli standard della nostra cultura, i concetti di agonismo e prestazione si pongono alla base di qualsiasi performance, fatta eccezione di questa.

ph. Eros Brancaleon

Infatti, l’opera di Salvo Lombardo – artista multimodale, come si definisce per l’utilizzo di molteplici mezzi espressivi – e della sua compagnia Chiasma – fondata nel 2017 a Roma, per ospitare una ricerca policentrica – esplora la «caduta, da non pensare solo come qualcosa da evitare, rimuovere o migliorare, ma da accogliere e con cui amoreggiare».

SPORT chiude la trilogia L’esemplare capovolto (ispirato ai tre lavori di Luigi Manzotti appartenenti al repertorio tardo-romantico), concepita come una fotografia del nostro presente e immortalata dal punto di vista con cui Salvo Lombardo si relaziona all’Occidente e indaga la questione del potere. Effettivamente, le due opere precedenti – Excelsior e Amor – aprono un discorso spinoso sull’identità, una condizione sociale a cui SPORT risponde che si può cadere in maniera resiliente per trovare il desiderio di un definitivo ribaltamento di certe narrazioni, per trovare un nuovo inizio.

Ma SPORT ribalta anche la visione dei corpi, letteralmente!

Tramite lo studio della tecnica appartenente alla lotta greco-romana, gli interpreti – Chiara Ameglio, Daria Greco, Fabritia D’Intino e Jaskaran Anand – creano progressivamente una struttura meditativa capace di donare al pubblico uno spazio sicuro e personale in cui riflettere, se vuole, instaurando tra loro relazioni colme di ascolto e sensibilità, virtuosismi in grado di ricordarci che si può lottare con amore.

«È come se su questa performance passassero delle nuvole. È come se fossero il pensiero che passa, e quindi ogni tanto passa e copre l’oggetto ma non lo invade… e quella nuvola è il tuo pensiero, tuo, solo tuo; il tuo vicino non ce l’avrà, ne avrà un altro»

Ciò che è accaduto su quel tappeto godeva di una propria autonomia, viveva per sé e per nessun altro, ma ci offriva la possibilità di osservarlo e di percepire le sue energie. A volte, quella visione ha portato la mia attenzione verso lo scorrere di ciò che stava attorno. Altre volte, mi ha distaccato totalmente da essa permettendomi di assecondare i miei pensieri. Così ho viaggiato con la testa verso mille suggestioni, che variavano anche in base al sottofondo sonoro, a tratti contrastante a sé stesso ma sempre spontaneo, come a dimostrare che uno stesso accadimento può essere vissuto con più punti di vista.

All’interno di questo ambiente, sono emersi momenti notevolmente evocativi: ricordo che l’incontro tra i colpi generati dagli interpreti e quelli riprodotti dalle casse mi ha turbato molto; probabilmente, alcune vicende che oggi bombardano i nostri media hanno trovato in quell’istante un punto di sfogo.

Eppure, l’essenza di SPORT risiede qui, nella ricerca della verità: per questo motivo cade l’aspettativa di una coreografia che risolve una questione, lasciandola aperta e sollevandosi dalla pressione di doverla soddisfare; quindi, per questo motivo cade la tensione della performatività, mentre la fatica lascia spazio al piacere, anzi all’emozione, nella conoscenza dei corpi.

In fin dei conti, lo stimolo che ha portato Salvo Lombardo a rispolverare i balletti di Manzotti ci fa riflettere su cosa possono dirci del nostro qui e ora, ricordandoci che i problemi esistono e va bene inciamparci e caderci, purché non venga visto come una fine.

a cura di Luca Occhipinti

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