Nella grigia mattinata del 13 Maggio si è tenuto un evento più che colorato! Nel foyer del Teatro Massimo Bellini, Stefano Tomassini parla di fanciullezza, amore, pazzia e altri mondi.
Come si possono racchiudere così tante tematiche diverse in un singolo incontro? Grazie al celebre balletto che dà nome anche alla nostra convention: Giselle, corpo rotto.
Titolo eloquente che Tomassini sceglie di dare alludendo a quello che è l’effettivo punto di rottura, lo spezzarsi di qualcosa dentro l’io del personaggio che porta via l’amore con una frase, un gesto, uno sguardo o ancor peggio, con la mancanza della benché minima considerazione. Giselle è una giovane fanciulla, una contadina amante della danza. La sua caratteristica è una stranezza di natura cinetica data dall’incapacità di star ferma. I suoi sentimenti diventano nevrotici quando incontra il principe Albrecht, sotto mentite spoglie, del quale si innamora follemente. Così, ingenua, quando la giovane scoprirà di esser stata tradita impazzirà e morirà.
Celebre è la Mad Scene (scena della pazzia) alla quale Tomassini dedica un’approfondita spiegazione affiancata dalla videoproiezione di un filmato del 1968, con Carla Fracci nelle vesti di Giselle. Viene fatto notare come anche la musica sia una narratrice molto dettagliata, che sfrutta il silenzio in un momento così euforico per dar tempo alla ragione di annebbiarsi.
Paradossalmente, diventiamo empatici verso la follia, ci rendiamo conto, nel corso del balletto, di come i “pazzi” possano essere uno spioncino di altri mondi ai quali noi “sani” non abbiamo accesso.
“Giselle è un enigma che se interrogato, in qualche modo risponde […] la Fracci interpreta su piani espressivi ed attoriali. Questa è una chiara pantomima, dove imprecisi gesti sono convergenti verso chiari discorsi che non necessitano di parola.”
Il secondo atto si ambienta in uno spazio magico abitato dalle Villi, spiriti di donne morte che si vendicano di qualsiasi uomo facendolo danzare fino allo sfinimento.
Stefano Tomassini fa riferimento al libro di Vittoria Ottolenghi, Perché ancora Giselle? Dialogo sul balletto perfetto, per stabilire i 5 punti che lo rendono tale:
- È sopravvissuto al tempo diventando repertorio. Non è un passato al quale dobbiamo sottostare ma uno spunto a partire dal quale potersi interrogare.
- Un capolavoro per “accumulazione” di scelte e modifiche in seguito ad esperienze diverse, sottratto al dominio del tempo per renderlo sempre attuale.
- Tematizza la sospensione del tempo attraverso la follia e i flashback.
- È capace di generare un’interazione tra ambiente e individuo.
- “Non si sa mai l’effetto che fa.” In questa pluralità di emozioni ognuno percepisce quello di cui ha bisogno in quale momento.
La bellezza cupa e romantica di Giselle è un classico senza tempo: oggi, così come nell’800, si presenta a noi come il “balletto perfetto”, per esser sempre un punto di riferimento al quale si deve tornare per notare come non sparisca mai dai nostri orizzonti.
Nel corso del tempo, per questo, sono state realizzate nuove versioni di Giselle, in chiavi più contemporanee come quella di Mats Ek, Akram Kham e Dada Masilo, visibili in un breve video d’archivio realizzato da Paolo Cirelli e in proiezione ogni sera a partire dalle 19:00 presso Scenario Pubblico. Una, 100, mille Giselle è un omaggio al personaggio emblema che ha attraversato i secoli e che rappresenta tutti: dal sogno alla delusione; dalla spensieratezza alla pazzia; dall’amore al sacrificio un po’ di Giselle è in ognuno di noi.
Un omaggio alle Giselle di ieri, di oggi e di domani.
Alle 20:45, nella Sala Black di Scenario Pubblico, si è svolta la performance staubkinder che, in tedesco, significa “bambini di polvere”. Una nuova creazione della compagnia toula limnaios che si ispira alla Prima Sinfonia di Gustav Mahler.
Il pubblico, accomodandosi in teatro, poteva osservare i danzatori già in scena. L’atmosfera era misteriosa, offuscata e suggestiva generata da luci calde e tenui e dalla polvere che ricopriva la scena, il pavimento, i corpi dei danzatori. Il tutto enfatizza la drammaturgia, basata sul bambino di polvere che si trova dentro ognuno di noi che, perso in un mondo confuso e troppo complesso, si trova in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi.
Sulle prime note della musica è avvenuto l’ingresso di un danzatore che, illuminato da un fascio di luce, mostrava le grandi ali d’angelo. Questa immagine richiama un quadro di Paul Klee intitolato Angelus Novus che raffigura un angelo che sembra stia per allontanarsi da qualcosa che sta fissando. Egli vorrebbe tornare indietro per rimettere a posto qualcosa che è andato in frantumi nel passato. Purtroppo, dal paradiso soffia una forte tempesta che lo spinge verso il futuro mentre cresce sempre di più il cumulo di rovine che si trova davanti a lui.
Possiamo ritrovare chiaramente queste immagini nel corso dello spettacolo. Verso la fine, infatti, il gruppo di danzatori sembra voler raggiungere un luogo di pace, rappresentato da uno spiraglio di luce, irraggiungibile a causa del vento.
Il movimento, che la compagnia utilizza, è prodotto soprattutto attraverso il lavoro di contatto tra i corpi e con il pavimento. Inoltre, il disegno coreografico prevede frequenti spostamenti di posizione e infiniti loop che nell’insieme rendono la performance molto dinamica e suggestiva.
Il #FICFesta continua oggi, 14 maggio, con i seguenti appuntamenti:
- h. 10.30 PiantaLa Mamma (a cura Officine Culturali + CZD2, presso Orto Botanico).
- h. 11.30 Corpo Libero (a cura di John Blonde + CZD2, presso Scenario Pubblico)
- h. 19 MDMA (a cura di Korper/Gennaro Maione, presso Scenario Pubblico).
- h. 19.30 Memento (a cura di Cornelia/Nyko Piscopo, presso Scenario Pubblico).
- h. 21 Body teaches (a cura di Roberto Zappalà + Ensemble dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini, presso Scenario Pubblico).
A domani con la prossima pagina sul Blog!
Credits
a cura di: Martina Adelfio
Reporter: Teresa De Angelis, Matilde Bianchi
Media: Luca Occhipinti
Revisione: Sofia Bordieri