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Luciano Rosso e Alfonso Barón, con la regia di Hermes Gaido, hanno raccontato la loro tra gli armadietti e la panca di uno spogliatoio. Forse quello di una palestra da boxe o magari quello di una scuola di danza. Non ci è dato saperlo con esattezza! Ma questi due elementi hanno ambientato Un Poyo Rojo, spettacolo eclettico dell’omonima compagnia argentina, che ha catapultato il pubblico a vivere sessanta travolgenti minuti di risate e amore, attraverso una commistione di teatro, danza e acrobatica.

I due interpreti, sin dal riscaldamento iniziale nella penombra dello spazio, ci hanno guidato, attraverso diverse fantasie e infiniti immaginari, in una sfida reciproca all’insegna del: – ti faccio vedere io come si fa, prova a battermi!

Una provocazione, quasi seducente, con la quale ognuno di loro ha sfoderato le proprie skills. Difatti, centrale è stata la maestria dell’utilizzo del corpo, con una consapevolezza di esso fuori dal comune e con una gestualità dettagliata, coordinata al respiro e alla voce, modulando quest’ultima in numerosi beatbox o in versi animaleschi. Un duello sempre più avvincente, come quello tra un toro e il proprio torero, in cui i poliedrici artisti hanno assunto sia le sembianze di tante creature, tra cui foche e gallinelle, sia gli atteggiamenti tipici di pugili, danzatori classici, hip-hop e salseri, quasi a voler schernire i soliti stereotipi sociali, attribuiti a chi è considerato diverso e a invitare la gente a ridere di noi stessi.

Ed è proprio il velo della comicità a celare il carattere sovversivo e provocatorio dello spettacolo, nato nel 2008, in un periodo in cui era preso in esame un progetto di legge per la legalizzazione del matrimonio omosessuale in Argentina. Oggetto di numerose discussioni e che tutt’ora risulta ancora limitato in numerose parti del mondo. In tal senso Un Poyo Rojo rappresenta un inno alla libertà, che viene accolto ovunque con entusiasmo per via della semplicità e della verità del suo racconto, opponendosi a qualsiasi forma di costrizione e imposizione.

Una radio come trait d’union

Indiscussa protagonista della scena è stata anche una vecchia radio portatile, elemento che rende la narrazione imprevedibile a ogni replica, in cui i performer si lasciano sorprendere dai brani messi in onda live nelle varie stazioni. Ed è tra le canzoni di Elodie e poi ancora tra quelle di Renato Zero, che la radio diventa testimone, ma allo stesso tempo strumento della crescita della loro intesa, trasformatasi poi in attrazione e infine in amore.

Amore talmente forte che, una volta ceduti alla tentazione, i due non riescono più a scollarsi l’uno dall’altro, esplodendo in un bacio passionale che sembra accompagnarci verso la fine del racconto.

Ma Luciano Rosso, con la follia di chi è pazzamente innamorato, ha voluto regalarci un ultimo momento di sorprendente esibizione sulle note de “Il Pulcino Pio”, chiudendo una performance esilarante e che rimarrà senza ombra di dubbio impressa in chi ha avuto la fortuna di viverla.

a cura di Simona Puglisi

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